lesbo
ELSA CAPITOLO 6
di lecap
10.11.2022 |
9.128 |
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"— Anche adesso siamo in Francia..."
Tratto dal romanzo su Elsa...mentre decido se pubblicarlo, oppure lasciarlo dentro al cassetto.Rientrata a Milano, si recò nella sua nuova casa a controllare i lavori che procedevano spediti.
Il trillo del cellulare, arrivò mentre chiacchierava con Aldo.
—Ciao Milena.
— …….
— Ti ringrazio ma non posso allontanarmi dai lavori di casa.
— ……...
— Lo so che sarà solo qualche giorno, ma...
— ……..
Il gesto discreto di Aldo che attirava la sua attenzione, le fece sospendere per qualche istante la telefonata.
— Scusami ma non ho potuto far a meno di ascoltarti. Ormai è tutto deciso riguardo il colore delle pareti, i tendaggi, e piastrelle. Se ti regali un viaggetto, prometto che sabato dell'altra settimana, potrai prender possesso dell’appartamento.
— Non mi vuoi tra i piedi?— domandò divertita.
— Non solo. Ti preferisco lontana — rispose il suo vecchio amico, proseguendo sul tono allegro.
— Scusa dell’attesa Milena. Pare che mi abbiano appena licenziata da committente dei lavori di casa mia. Ci aggiorniamo stasera, così mi dirai gli orari della partenza. Baci.
Elsa era stufa della sua situazione così precaria anche se temporanea: notte in hotel e pasti in giro.
Quando era stata in compagnia di Clairie, girare per la città e scovare locali invoglianti, era stato decisamente piacevole. Adesso che invece era sola, iniziava a avvertire tristezza, senza nessuno con cui chiacchierare.
La cosa che la stupiva era come, nell’arco di poco più di due settimane, si sentisse cambiata.
Escludendo la delusione per le vacanze con suo marito, da tempo programmate, l’esser rimasta sola in città, le aveva trasmesso un senso di libertà e serenità. Ora, pur con Milano un po’ più animata, passato ferragosto, si sentiva quasi isolata in un’isola deserta in mezzo al nulla.
Avrebbe potuto raggiungere sua figlia alle Canarie oppure suo figlio in Toscana. Forse chiamare qualche sua amica; ma l’idea di interloquire con persone che conosceva e la conoscevano, non l’attirava per nulla.
Si domandava cosa fosse che la facesse sentire sola da una parte e dall’altra, indifferente a interloquire con conoscenze di vecchia data. Una delle tante conseguenze causate dalla menopausa? Forse in quanto ex sposata, stava inoltrandosi nello status di zitella inaridita? Oppure, il non aver più preoccupazioni di orari e impegni familiari, invece che spensieratezza, le stavano procurandole apatia e insoddisfazione?
Scosse le spalle come per voler scacciare le sue elucubrazioni e preso il cellulare, compose il numero di Milena.
— Ciao, spero di non disturbarti.
— Non disturbi mai, cara— rispose cordialmente l’altra.
— Volevo sapere l’orario di partenza per domani. Soprattutto quale volo prenderai e da quale aeroporto, in modo da poter viaggiare insieme.
Dopo una risata divertita, l’altra rispose allegramente:
— Non volo mai. Ho terrore dell’aria. Andremo in treno.
— Ci vorrà una vita— commentò Elsa.
— Esagerata. Partiremo nel pomeriggio e al mattino presto, saremo alla Gare de Lyon a Parigi.
— Frullate come le mele del biberon di un bambino— aggiunse Elsa, impensierita.
— Fidati, non sarà così e non preoccuparti per il biglietto; ho già pensato a tutto. Ci vediamo in stazione alle diciotto.
Il giorno successivo, arrivata alla stazione centrale un’ora prima della partenza, Elsa girellò nei pressi del binario dove il treno della società ferroviaria francese, attendeva il momento della partenza.
Non vedendo arrivare Milena, percorse anche il marciapiede accanto al convoglio per accertarsi che non fosse già salita. Non vedendola e passando il tempo, iniziò a preoccuparsi perché non era sicura di aver capito bene se Milena aveva già anticipato per lei, oppure avesse fatto solo la prenotazione.
Il suo nome gridato da distante, la fece rilassare. La sua compagna di viaggio stava arrivando di corsa, trascinando un trolley e con un borsone a tracolla.
— Scusami Elsa, sono stata trattenuta in ufficio e poi ho preso l’unico taxi di Milano, con un conducente lento come un bradipo.
— Non preoccuparti. E’ solo che non so se farò in tempo ad acquistare il biglietto— rispose Elsa, dopo che si furono baciate sulle guance.
— Quale biglietto? Te lo avevo detto che avrei pensato a tutto io. Avevo già prenotato una cuccetta tutta per me. Essendo a due posti, ho dovuto solo pagare una piccola differenza. Dai, saliamo che parte tra poco.
Un cortese steward, le accompagnò prima al vagone e poi mostrò loro lo scompartimento a uso esclusivo. Era a tre posti e addirittura con un piccolo locale con doccia e lavabo, oltre a teli e asciugami immacolati, in dotazione.
Da un lato, le cuccette erano già state abbassate mentre sull’altro, non essendoci un terzo passeggero, avevano lasciato libere le poltroncine dove sedersi.
Buttarono le loro valigie sulla cuccetta più alta e poi si lasciarono cadere sui sedili, ridendo soddisfatte, come due liceali alla loro prima vacanza scolastica.
Milena aveva i capelli lunghi neri e lisci a incorniciarle il volto dalla carnagione leggermente olivastra; era piuttosto alta anche se non come la loro comune amica Clairie.
Al contrario della francese, lei sicuramente non aveva mai fatto l’indossatrice; era senza dubbio una bella donna quasi sicuramente sulla quarantina d’anni ma il suo corpo, con curve molto accennate, mal si confaceva alle esigenze degli stilisti.
Anche il suo seno, apparentemente ancora tonico e ancora più abbondante di quello di Elsa, pareva poco adatto per esibire in passerella, abiti firmati sempre proposti con taglie small.
Una bocca carnosa e due occhi nerissimi, completavano il suo volto allegro, tipicamente mediterraneo.
Un fischio in lontananza e i piloni che reggevano l’immensa cupola della stazione milanese, iniziarono a dare l’impressione di muoversi all’indietro.
Il viaggio verso Parigi stava iniziando.
Dopo aver preso la borsa e estratto il portafoglio, Elsa si rivolse a Milena:
— Facciamo i conti. Dimmi quanto hai speso in totale, così dividiamo a metà.
— Metti via il portafoglio. Ha pagato tutto la mia società e non ti farò certo pagare la piccola differenza. Grazie a te non viaggerò da sola; sono io quella in debito.
— Insisto— replicò decisa Elsa.
Dopo averle indicato ciò che mostrava il finestrino, l’altra rispose divertita:
— Insisti pure, tanto soldi da te non ne prenderò. Se proprio non ti va, puoi scendere al volo, prima che il treno inizi a raggiungere l’alta velocità.
Alla fine, dato il caldo della città e la corsa forsennata di Milena per non perdere il treno, decisero di darsi una sciacquata, senza bagnarsi i capelli, approfittando della doccia.
Mentre si asciugavano, Elsa indicando il finestrino, rifletté:
— Sarà meglio chiudere le tende. Siamo nude.
— Il treno ha lasciato la città e sarà già abbondantemente oltre i centocinquanta chilometri orari. Impossibile che qualcuno, anche fissando attentamente i vagoni, possa percepire chi c’è o cosa sta facendo all’interno— la rassicurò la bruna.
Il corpo di Milena ora non celato dagli abiti, mostrava una tonicità invidiabile e anche il seno, appariva sodo e ancora più voluminoso. Il pube a differenza del suo e di Clairie, ma anche di tutte le altre donne che in quei pochi giorni aveva visto nude, aveva una piccola striscia di peluria sul monte di Venere.
Dal clitoride in giù, invece, pur se Elsa non la fissava per ovvio tatto, appariva depilata lasciando le labbra e presumibilmente perineo e ano, privi di peluria.
Rivestitesi, continuarono a chiacchierare raccontandosi a vicenda delle loro vite, come spesso succede tra persone che si sono conosciute da poco tempo.
Elsa raccontò del suo passato lavoro, del matrimonio, i figli e di come, da pochissimo, avesse deciso di vivere da sola.
Poi, incuriosita dal fatto che una così bella donna fosse sola in un viaggio a Parigi, anche se per lavoro, domandò:
— Chi sta con te, non ha potuto accompagnarti a Parigi?
— Impossibile. Chi poteva farlo è sposato.
Elsa rimase a disagio per quella risposta e avrebbe voluto schiaffeggiarsi per la sua stupida domanda inopportuna. Vedendola in imbarazzo, Milena prontamente le spiegò ridendo:
— Stai tranquilla, non sono la classica ruota di scorta, innamorata persa dallo stronzo di turno, che non ha il coraggio di separarsi.
Dopo una pausa e aver assunto un'espressione birichina, proseguì:
— Non è mia intenzione legarmi a qualcuno. Non ancora per lo meno. Ho due o tre amici intimi. Uno è in trasferta per lavoro e ne avrà fino a Natale e l'altro, al momento, è a New York per un corso di specializzazione. Il tizio sposato, è un conoscente con cui ogni tanto ci vediamo. Scopa bene ma l'ultima cosa che voglio, è che lasci sua moglie e averlo sempre tra i piedi.
— Libera quanto vuoi e in coppia quando vuoi. Mica male come strategia di vita— convenne Elsa, che subito dopo rise divertita assieme alla sua nuova amica.
Parlottarono ancora un po' finché Elsa, finalmente, riuscì a sdebitarsi per il viaggio offertale:
— Ho fame. Andiamo nel vagone ristorante così chiacchieriamo, mangiamo qualcosa e magari, chissà, riusciamo anche a spettegolare sugli eventuali avventori presenti.
Raggiunta la carrozza, Elsa non volle sentire ragioni sul fatto di pagare questa volta lei e finalmente, riuscì a imporsi con Milena.
Ordinarono due filetti al pepe verde con patate al vapore e un contorno di verdure miste. Elsa, dopo aver esaminato il menù, fece portare assieme all'acqua, una bottiglia della Domaine Matrot, proveniente dalla Borgogna.
— Sei pazza? Hai visto quanto costa?— la redarguì sottovoce Milena, appena il cameriere si allontanò con le ordinazioni.
— Sono mezza francese e sono cresciuta in mezzo a vini che valevano essere bevuti, francesi o italiani che fossero.
— Appunto. Andava bene anche un barbera.
— Un vino da pasto come tanti? Mi trovo su un treno lussuoso, in compagnia di una nuova e simpatica amica e pretendi che vada a barbera?— rispose Elsa, sogghignando.
Chiacchierarono a lungo, anche ben oltre il successivo dessert e caffè, sorseggiando e gustando quel vino francese di alta gamma, finché Milena le propose:
— Ritorniamo nello scompartimento? Siamo rimaste solo noi due ai tavoli e poi...— dopo una pausa, strizzandole un occhio:
— Mi scappa la pipì.
Elsa attirando l'attenzione del cameriere, chiese il conto e quindi, dopo che le fu portato, lo ritornò all'uomo complimentandosi, in francese, per il cibo e il servizio, lasciandogli il resto come regalia:
— Tout est très bon et excellent service. Gardez la monnaie.
Mentre stavano per allontanarsi, il metre, colpito per il vino di alta gamma ordinato o forse compiaciuto per la mancia generosa, si avvicinò chiedendo gentilmente loro di attendere, dopo aver sussurrato qualcosa all'orecchio di uno dei camerieri:
— Puis-je vous demander d'attandre, mesdames?
Le due donne non fecero in tempo a domandare il motivo per cui le avesse trattenute che l'uomo, raggiunto dal suo collaboratore, porse loro un secchiello con ghiaccio.
All'interno, oltre a due flute, una piccola bottiglia di champagne faceva bella mostra di sé.
— Raramente ospito clienti dal palato tanto raffinato da apprezzare vini così pregiati. Questo piccolo omaggio è per voi. Mi auguro che una volta nel vostro scompartimento, possa aiutarvi a trascorrere una serena notte prima di giungere a Parigi.
Le due, ritornarono alla loro carrozza, osservando incuriosite gli altri passeggeri ancora svegli. Alcuni leggevano un libro oppure osservavano il loro lap tops; altri chiacchieravano tra loro.
— Che peones— osservò Milena, mentre procedevano.
— Perché dici così? Mi sembrano tutti vestiti adeguatamente, per trovarsi in prima classe— eccepì Elsa.
Successivamente a una risatina, l'altra spiegò inorgoglita:
— Nessuno di loro ha avuto in regalo dello champagne – quindi dopo una pausa, aggiunse:
— Quanta mancia hai lasciato per avere questo omaggio?
Elsa, rimanendo sul medesimo tono allegro, si inventò una burla:
— Non è stato per la mancia. Ho detto che ti piace scopare, ma non vuoi relazioni fisse. Temo che passerò la notte nel corridoio col via vai di tutti gli addetti del vagone ristorante, che passeranno a farti visita.
— Scema!— fu il commento sintetico e divertito di Milena.
Chiusero la porta delle loro cuccette che stavano ancora ridendo.
Finalmente Milena usufruì della toeletta, poi si spogliarono e dopo essersi struccate e lavati i denti, si vestirono per la notte.
Milena indossò una camicia con bottoni, mentre Elsa una lunga t-shirt.
— Strano come pigiama, sembra una camicia da uomo.
— E' da uomo. Di solito dormo nuda ma sapendo che avrei trascorso la notte in tua compagnia e non essendo ancora in confidenza, temevo di metterti a disagio. L'ho trovata nell'armadio. Credo sia di Chriss. O forse di Federico. Magari è di Luca o di chissà chi— spiegò Milena divertita, sedendosi sulla cuccetta inferiore.
Mentre Enza si apprestava a spostare i loro borsoni, posti precedentemente sulla cuccetta superiore, Milena la fermò:
— Ti metti subito a letto?
— Suppongo sarai stanca dopo una giornata di lavoro. E poi possiamo chiacchierare anche da stese.
— Dai siediti qui. Non son neppure le ventidue. Inoltre dobbiamo tirare il collo allo champagne che hanno regalato a te, per scopare me.
A Elsa era sempre più simpatica quella donna. Schietta, spensierata e soprattutto, sempre pronta alla battuta. Dote indubbiamente molto rara.
Si stesero vicine per la limitata ampiezza della cuccetta, con le teste poggiate sul cuscino.
Aperta la piccola bottiglia di champagne Tattinger, riempirono i due flute.
Il ritmo dello scorrere delle ruote sui binari, faceva da colonna sonora al brindisi.
Davanti a loro, il finestrino mostrava il nero assoluto della notte inframezzato di tanto in tanto, da qualche piccolo gruppo di luci in lontananza. Quasi minuscole galassie nel buio del cosmo e che lentamente, la corsa del treno faceva sparire dal campo visivo.
Continuarono a raccontare e raccontarsi. Elsa, pur senza scendere nei particolari e soprattutto cause, delle sue ultime vicissitudini ed esperienze; Milena, invece, sulle diversità di carattere degli uomini che frequentava saltuariamente e soprattutto dei loro diversi modi di interpretare l'atto sessuale.
Proprio mentre Elsa stava versando dell'altro champagne nel suo calice, il fischio improvviso di un altro treno che incrociava il loro e i lampi improvvisi di finestrini illuminati che scorrevano fulmineamente, la fecero sobbalzare e lo champagne, invece che versarsi nel bicchiere, atterrò sulla sua maglietta.
— Uffa. Guarda che disastro— pronunciò ad alta voce, osservando la propria t-shirt bagnata.
— Poco male. E' estate e fa caldo— rispose l'altra.
— Sei tu quella che dorme nuda— ribatté Elsa allegramente .
— Ora non stai dormendo. Avanti toglila, sennò se la tieni addosso, domattina odorerai come un alcolista.
Elsa si alzò e dopo aver sfilato la maglietta, si girò per cercare nel proprio borsone, qualcos'altro da indossare.
— Finiamo di bere prima, sennò rischi di fare un altro disastro— le propose Milena, battendo il palmo della mano sulla parte libera del materasso accanto a lei.
— Ultimo cin cin— disse Elsa, constatando che la piccola bottiglia era ormai vuota.
Dopo aver posato i bicchieri nel vano di cortesia accanto alla cuccetta, Milena la sorprese:
— Parla per te, io ho ancora un po' di champagne da gustare.
Lo sguardo interrogativo di Elsa, precedette di pochissimo il movimento dell'altra.
Chinatasi col volto sul suo petto, quella passò la lingua delicatamente nel punto dove si era versato lo champagne.
Elsa non sapeva cosa fare. Le donne non l'avevano mai attirata sessualmente e poi, più che un'avance, il comportamento di Milena poteva essere solo uno scherzo tra amiche.
Dopotutto nel corso delle loro confidenze, i discorsi erano stati sempre improntati a rapporti etero con altri uomini.
Assecondarla non le interessava proprio ma fermarla, significava passare da bacchettona, se davvero Milena stesse fingendo un reale interesse alla sua pelle.
Nuovamente, anche se nel corso di questo strano mese di agosto le capitava più raramente, Elsa provò ancora quel senso di disagio e vergogna che l'avevano sempre accompagnata, quando qualcosa la metteva in imbarazzo.
Malediceva il suo scarso coraggio in situazioni non preventivate.
Rimanere immobile, significava gradire quelle attenzioni ma rifiutare, d'altronde, poteva offendere Milena oppure passare da quella che non capisce quando una cosa è finta, oppure vera.
La voce di Milena la riportò alla realtà.
— Stenditi un momento.
Altri pensieri la assalirono, mentre seguiva il consiglio appena ricevuto.
Che cosa voleva fare? Forse continuare lo scherzo. Magari proseguire a chiacchierare senza stare sedute in attesa che il sonno le vincesse. Oppure...oh mio Dio.
Passare da moglie morigerata e senza particolari pulsioni sessuali, a traditrice come con Mauro, era già stato un choc.
Il giorno in Costa Azzurra con Mauro e con Gastone e Clairie, addirittura una cosa mai ipotizzata, neppure nelle congetture da adolescente, quando si scopre sesso e sessualità.
Le esperienze successive agli ordini di Vermeer inoltre, le avevano fatto scoprire cose, per lei fin qui inimmaginabili, se non addirittura fantascientifiche.
Ora era stesa nuda accanto a una donna che stava passando la lingua sul suo sterno, dove era caduto accidentalmente del vino.
—Sterno. Appunto! Stai calma. Non pensare sempre male— si auto ordinò tra se e se, rinfrancata da Milena che, terminata la sua azione, ora era nuovamente stesa accanto a lei.
Quella, fissandola sorridente col busto leggermente sollevato, appoggiata su un gomito, aggiunse:
— Ora sei pulita.
— Potevo usare il lavabo— obiettò istintivamente, Elsa.
—Ti ho offesa?— domandò preoccupata, Milena.
Come spesso le accadeva quando qualcosa la destabilizzava, Elsa si domandò nuovamente dentro di lei:
— Che le rispondo adesso? Se dico di si, la faccio rimanere male. Se dico di no, potrei passare per una cui piacciono le donne. Accidenti! Che devo fare?
Il silenzio imbarazzato di Elsa, venne interpretato come risposta affermativa. L'espressione di Milena, infatti, si rabbuiò come se sapesse di doverle fare delle scuse.
— Tranquilla, non c'è stata alcuna offesa. Per così poco, poi, sarebbe assurdo— la tranquillizzò Elsa che dopo una pausa, volle però puntualizzare:
— E' che non mi è mai capitato di..., di..., insomma, di essere leccata da una donna.
— Neppure da ragazzina con qualche amica del cuore?
— Che mi ricordi no. Anzi, ora che mi ci fai pensare, una volta che avevo dormito con una mia cugina coetanea, ci eravamo masturbate a vicenda per qualche minuto. Ma era stata più curiosità di dodicenni, che desiderio vero e proprio. Un'esperienza isolata e non più ripetuta comunque.
Milena le passò delicatamente un polpastrello, sfiorando la pelle attorno a un capezzolo.
— Hai proprio un bel seno.
Elsa quasi involontariamente, osservò attraverso la camicia leggermente sbottonata di Milena:
— Parli del mio seno, ma non puoi certo lamentarti del tuo. Tra l'altro è più abbondante.
— Ho una quarta piena. Ma inizia a scendere, mentre il tuo è ancora tonico come quello di una ragazzina.
Mentre rispondeva, Milena slacciò altri bottoni e poi, issatasi con la schiena eretta glielo mostrò.
Era un seno abbondante e come spesso accade, specialmente quando si avvicinano i quarant'anni, le mammelle tendevano inequivocabilmente al basso.
— Hai un bel seno. E' grande e perciò pesante, ovvio e naturale che scenda un pochino— la consolò Elsa, senza bisogno di mentire.
— Pensavo di fare una plastica.
— Brava scema. Poi diventi come quelle idiote che se lo fanno ingrandire come il tuo e quando camminano, sembra abbiano le prue come le navi rompighiaccio.
Dopo una risata divertita per la similitudine, Milena ammise:
— In effetti avere due bocce dure non mi attira. Dopotutto gli uomini che ho avuto a letto, non si sono mai lamentati.
Elsa allungò una mano ad accarezzare una delle mammelle e ammise:
— Tra tutti gli innumerevoli difetti degli uomini, non esiste quello di non saper apprezzare un bel seno naturale.
— Sei proprio tenera. Penso che se avessi avuto le mammelle come due orecchie da cocker e penzolanti sopra l'ombelico, avresti affermato la medesima cosa.
Si fissarono negli occhi sorridendosi vicendevolmente finché Milena, abbassando il volto sul suo, posò le proprie labbra sulla sua bocca.
Elsa si stupì di se stessa perché inconsapevolmente, dischiuse le labbra quasi ad invitarla a un bacio più passionale.
Il treno continuava la sua corsa veloce mentre le due donne, abbracciate, iniziarono a limonare.
Ora le mani di Milena, esploravano la pelle di Elsa che non opponeva resistenza.
Poco dopo la bruna si mise a carponi tra le sue gambe e con la lingua, dopo aver dedicato attenzione al suo seno, iniziò a scendere sul suo ventre.
Di lì a poco, Elsa, per la prima volta nella sua vita, si ritrovò lingua e labbra femminili che si dedicavano alla sua intimità.
In uno sprazzo di lucidità, ricordò un articolo letto in una rivista femminile dove, un sessuologo, affermava che i rapporti intimi saffici erano di gran lunga migliori di quelli maschili.
Il motivo era che una donna, in quanto tale, sapeva bene dove, quando e in che modo, toccare e baciare per aumentare il piacere.
Ben presto i suoi respiri, da profondi diventarono affannosi. Infine, un grido di piacere intenso le sgorgò dalla gola mentre con i palmi posti dietro le cosce, alzava le gambe per offrirsi maggiormente e spudoratamente, a quei baci.
— Oh mamma mia! Smetti ti prego. Non voglio bagnare dappertutto— la pregò.
Milena interruppe i suoi baci solo per osservarla e chiederle:
— Sei una che squirta?
— Non mi era mai successo prima. Ho iniziato da poco. Forse è colpa della menopausa.
— Credi sia un difetto?
— Sicuramente è imbarazzante— replicò Elsa.
— Sei pazza? Chi sarebbe tanto idiota da non apprezzare la soddisfazione di far godere appieno la propria partner, riuscendo ad assaporare il nettare del suo orgasmo?
Milena la baciò nuovamente sulla bocca e poi, sdraiatasi nuovamente al suo fianco con il viso all'altezza del suo bacino, la pregò di mettersi a carponi sopra di lei.
Appena si posizionò come richiesto, le mani di Milena poste sui suoi lombi, premettero verso il basso, inoltrando la muta richiesta di abbassare il bacino.
Ora il pube di Elsa era delicatamente posato sulla bocca della donna, stesa sotto di lei. Sentiva la morbidezza delle sue labbra sfiorare la pelle delicata della sua fica, mentre l'aria che espirava attraverso il naso le solleticava i glutei.
Subito dopo, la lingua iniziò a percorrere ininterrottamente l'intimo percorso tra il suo buchino posteriore e il clitoride.
Mille brividi la stavano percorrendo e di nuovo l'eccitazione assieme a spasmi di piacere, l'assalirono.
Mentre le labbra di Milena si chiusero a inglobare il clitoride succhiandolo ritmicamente, Elsa abbassando lo sguardo, scorse sotto di lei il pube della donna e le sue cosce tornite.
Si sorprese, mentre stava godendo della sua lingua, a riflettere che non aveva mai osservato l'intimità di un'altra donna così da vicino.
Non voleva godere, temendo di bagnarsi ben oltre di come la fosse in quel momento.
Cercò allora di distrarsi osservando il piccolo ciuffo rettangolare di peli che Milena sfoggiava sul monte di Venere.
Le piaceva avere la fica completamente depilata da quando Clairie l'aveva depilata totalmente a Mentone, però dovette ammettere che anche quel piccolo vezzo di Milena, rendeva la sua patatina attraente.
Ora l'altra riprese a stimolare il suo clitoride con la lingua, alternando i movimenti della stessa. Elsa sentiva la propria fica gonfiarsi così tanto che, non potendola osservare da quella posizione, la immaginava rigonfia all'inverosimile.
Il movimento di Milena sotto di lei che per spingersi meglio verso il suo ano si puntava con i piedi, la distolse dai suoi pensieri.
Ora le sue cosce erano rialzate per le ginocchia flesse e leggermente dischiuse. Inconsciamente Elsa pose le sue mani sotto le sue cosce, sollevandole maggiormente.
Nonostante Milena avesse assecondato la manovra richiesta, Elsa proseguì la pressione delle mani verso l'alto finché le gambe dell'altra si ritrovarono ai fianchi del suo busto.
Con le cosce totalmente portate all'indietro, ora il pube della donna era totalmente rivolto verso i suoi occhi, mostrandosi nell'interezza. Anche le labbra della fica di Milena parevano più turgide e l'ingresso della vagina, dischiuso, mostrava essersi bagnato per l'eccitazione.
L'intenso brivido che precedeva l'orgasmo causato dalla lingua femminile, parve quasi dare un silenzioso ma imperativo ordine a Elsa.
Chinatasi in avanti tra le cosce di Milena sollevate, per la prima volta nella sua vita, Elsa posò la bocca sulla intimità dischiusa di una donna.
Ora, sentiva la consistenza delle grandi e piccole labbra, il sapore e l'odore di una vagina eccitata e ancor di più, quasi fosse una terza persona, si osservava mentre iniziava a leccare e a succhiare.
Il bacino di Milena iniziò a muoversi dimostrandole che il ritmo e l'azione delle sue labbra e della lingua, erano apprezzate.
Un orgasmo, succeduto rapidamente da altri, scosse Elsa che ormai priva di alcun autocontrollo, sentì fiotti di liquidi uscirle dalla fica inondando spudoratamente bocca e volto di Milena.
Godeva, squirtava, leccava e succhiava la fica dell'altra, incurante se negli scompartimenti vicini qualcuno potesse udirle.
Probabilmente, anche se il treno si fosse fermato in una stazione, avrebbero proseguito a godere e darsi piacere, senza badare che qualcuno potesse osservarle dal finestrino con le tende scostate.
In quel momento non si sentiva la solita Elsa, ma una donna viva e consapevole di meritarsi e di pretendere l'orgasmo.
Era indifferente se a procurarglielo fosse una donna o un uomo o più uomini.
Stava assaporando ciò che il suo corpo le trasmetteva attraverso le proprie terminazioni nervose e questo, era l'unica cosa importante e pertinente.
Rimasero ansimanti abbracciate, sorridendosi e baciandosi sulla bocca. Il treno continuava la sua corsa instancabile e presto anche le due donne ripresero a darsi piacere.
Seguendo le indicazioni della più esperta Milena, Elsa si ritrovò con le gambe aperte tra quelle dell'altra con i loro busti posti diametralmente. Ora le loro fiche era unite e con movimenti dei loro bacini, si sfregavano tra loro.
Milena travolta anch'essa dagli orgasmi si abbandonò a incitamenti volgari.
Nonostante Elsa avesse sempre detestato tali terminologie, forse perché profferite da una donna, ne rimase coinvolta.
— Dai, dai, inondami la fica. Sei una maiala. Scopami, scopami. Così, porca. Si, Così.
— Non fermarti, troia. Muoviti. Fammi godere o ti butto dal treno— rispose Elsa, che mai avrebbe immaginato esprimersi tanto volgarmente.
Quando placati i sensi, si rilassarono, rimanendo una accanto all'altra senza rivestirsi. Nude e con le gambe intrecciate, assaporarono il silenzio rotto solo dalla monotonia del rumore delle ruote del treno sui binari, che proseguiva caparbiamente la sua corsa.
— Ho bagnato dappertutto. Il lenzuolo è fradicio. Chissà cosa penseranno quando puliranno per un altro viaggio— sussurrò Elsa.
— Cosa vuoi che pensi chi pulisce? A pulire— osservò laconicamente, Milena.
— Si ma...pare che vi abbia dormito un incontinente, da quanto è zuppo.
— Dove sta il problema? Nà lavàda e nà sùgàda, la par n'anca duperàda; proprio come le nostre due passere— rispose ridendo divertita Milena, citando un famoso detto popolare milanese.
Qualche ora dopo e mentre la luce del giorno inondava il compartimento, il lieve bussare alla porta le svegliò.
La voce gentile di un uomo all'esterno, le avvertiva che aveva portato loro le prime colazioni, che avevano ordinato on line, assieme ai biglietti.
Elsa si alzò di scatto, cercando qualcosa da mettersi addosso, anche se ancora con i riflessi appannati dal sonno.
— Che stai facendo?— le chiese Milena, mentre si alzava anch'essa.
— Siamo nude, cerco qualcosa da indossare.
Milena alzò le spalle come se l'altra avesse detto una stupidaggine. Noncurante del loro stato, dopo aver rovistato nella borsetta, aprì completamente la porta, mostrandosi interamente agli occhi spalancati e increduli dell'uomo.
— La ringrazio, può passare tutto alla mia amica?— gli domandò, mentre gli porgeva una banconota da cinque euro.
Elsa, a bocca aperta per la disinvoltura di Milena e dopo esser stata anch'essa esplorata dallo sguardo dell'inserviente, allungò inebetita le braccia per ricevere il vassoio.
Mentre, versato il caffè, iniziavano a mangiare i croissant francesi, Elsa protestò:
— E' tua abitudine mostrarti completamente nuda agli estranei?
Senza scomporsi, l'altra rispose serafica:
— Hai detto che hai fatto nudismo in Francia. Se c'erano dei presenti, ti hanno già vista nuda degli estranei.
— Che ragionamento. Là, ero in Francia.
— Anche adesso siamo in Francia. Tra poco più di un'ora, saremo a Parigi.
— Intendevo dire che ero a spiaggia e che non...uffa. Lasciamo perdere— rispose e si interruppe Elsa, mentre Milena rideva divertita.
Fecero a turno una doccia veloce e dopo essersi pettinate e truccate, iniziarono a vestirsi. Essendosi lavata per prima, Elsa era già vestita mentre Milena terminava di asciugarsi all'interno dello scompartimento, per l'esiguità di spazio del piccolo bagno privato.
Il treno iniziò a rallentare considerevolmente finché non iniziò a procedere a passo d'uomo. Dal finestrino mantenuto sempre con le tende scostate, si vedeva solo campagna.
— Stiamo arrivando in qualche stazione intermedia?— domandò Elsa.
— Non credo ci siano più fermate— replicò l'altra, che aveva già percorso quella tratta.
Elsa avvicinandosi al vetro osservò l'esterno, comprendendo il motivo dell'andatura così lenta. C'erano dei lavori su un binario vicino e molti operai erano intenti a riposarsi brevemente, approfittando del treno che procedeva accanto a loro.
Un sorriso malizioso si formò sul viso di Elsa, mentre le balenò l'opportunità di vendicarsi dello scherzo subito poco prima, con il cameriere.
— Milena, vieni a vedere che bel panorama si vede dal finestrino.
Appena la sua amica si avvicinò al suo fianco, incuriosita, Elsa le passò dietro e slacciato il suo accappatoio, glielo sfilò, lasciandola completamente nuda.
Un primo operaio si accorse della splendida donna nuda esposta e in seguito al suo commento, tutti gli altri iniziarono a osservare chiosando divertiti e soddisfatti.
Istintivamente Milena provò a indietreggiare per togliersi dalla visuale degli uomini ma Elsa, alle sue spalle, glielo impedì.
— Mia cara, non vorrai deliziare la vista del solo cameriere? Fai la brava, soddisfa anche i loro occhi— le sussurrò all'orecchio mentre, con una mano le carezzava un seno e con l'altra, insinuatasi tra le sue cosce, gliele fece dischiudere affinché gli operai le potessero vedere agevolmente la fica.
— Sei una stronza— replicò la sua amica, sorridendo divertita.
Improvvisamente, stavolta, fu lei a offrirsi volontariamente a un altro spettacolo, coinvolgendo Elsa.
L'attirò a se e dopo averle alzato la gonna fino a scoprire le sue splendide chiappe, iniziò a limonarla davanti a quella platea che, con fischi e applausi, dimostrava di gradire l'improvviso spettacolo.
Fu divertente vedere tutti quegli uomini abbandonare temporaneamente il loro posto di lavoro, camminando a fianco del treno, per poter continuare ad ammirarle.
La velocità del treno che riprendeva la sua corsa, fece terminare la loro esibizione ma non le loro risate divertite.
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